Sciacchetrà, una bottiglia di 100 anni fa scoppiare la guerra

vigne a strapiombo sul mare

A strapiombo sul mare: è così che sono i vigneti alla Cinque Terre

Come un libro d’avventura: il ritrovamento di un’antica bottiglia del pregiato vino scatena una disputa tra vignaioli delle Cinque Terre e di altri paesi

Il ritrovamento di un’antica bottiglia di Sciacchetrà, imbottigliata a Bonassola nel 1892, ha fatto scoppiare una lite tra produttori delle Cinque Terre, attuale territorio della DOC, e viticoltori delle zone limitrofe che ora chiedono un ampliamento della zona di produzione. La bottiglia, infatti, testimonierebbe di come in passato anche a Bonassola si produceva il pregiato passito.

Per approfondire i temi della discussione (www.repubblica.it/economia/2015/06/27/news/sciacchetra_bonassola_cinque_terre_vino-117808589)

grappoli ad appassire è così che nasce il nettare dell Cinque terre

L’appassimento dei grappoli è la caratteristica dello Sciacchetrà

La disputa, in ogni caso, è l’occasione per conoscere un po’ meglio un vino speciale, considerato da molti il ‘nettare delle Cinque Terre’.

Un vino di nicchia, raro, prezioso, e anche costoso – forse è questa la ragione che spiega le polemiche di questi giorni? – prodotto in piccole quantità da pochi produttori, sono solo 15 quelli aderenti al Consorzio Cinque Terre Sciacchetrà, e difficile da trovare nelle normali enoteche. Se non è facile trovarlo, ancor più difficile, però, è produrlo. Le vigne sorgono su piccoli terrazzamenti e la vendemmia è a dir poco difficoltosa: i contadini sono costretti a vere e proprie acrobazie per spostarsi lungo le pareti a picco sul mare. E anche muoversi, alle Cinque Terre, non è semplice e le vigne a volte si possono raggiungere solo a piedi, magari, dopo un tratto in treno.

lo Sciacchetrà è un perfetto nettare degli dei

Se le Cinque Terre sono un angolo di paradiso, lo Sciacchetrà è un perfetto nettare degli dei

Inoltre, l’appassimento delle uve è totalmente naturale e, di conseguenza, lungo nel tempo. I grappoli sono lasciati sulle piante oltre il limite della normale vendemmia, al fine di raggiungere la sovra maturazione. Un processo che consente agli acini di arricchirsi dei profumi e degli aromi che ritroveremo nel bicchiere. Dopo la vendemmia, gli acini, selezionati uno a uno, sono posti sui graticci per l’appassimento, fino a novembre inoltrato – le uve appassite, infatti, non possono essere vinificate prima del 1° novembre dell’anno di vendemmia – e controllati a vista al fine di evitare il proliferare delle muffe.

Per produrre lo Sciacchetrà si utilizzano per lo più tre vitigni: Bosco (per un minimo del 40%), Albarola (fino al 40%) e Vermentino (fino al 40%). Si può ricorrere, inoltre, ad altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione per la regione Liguria fino a un massimo del 20%. L’alcol minimo è del 17% di cui almeno 13,5% svolto. Prima di essere messo sul mercato deve affinare per almeno 12 mesi. È prevista anche una tipologia “Riserva”. In questo caso, l’affinamento minimo si prolunga fino ad almeno 36 mesi.

 

Per quanto riguarda le caratteristiche organolettiche, lo Sciacchetrà ha un colore giallo dorato con

terrazzamenti in Liguria

In alcuni casi si possono apprezzare gli aromi derivanti dalla vicinanza con il mare.

riflessi ambrati, di bella vivacità, più intenso per i vini con qualche anno alle spalle. Al naso, è un trionfo di profumi. Un ventaglio ampio che spazia dalle note di frutta secca, in particolare la mandorla, ai sentori speziati e, caratteristica peculiare, un inconfondibile profumo di albicocca secca. In bocca è dolce, ma non troppo, per niente stucchevole. La componente alcolica si sente, ma non è invadente. Si apprezza la sua morbidezza, accompagnata da una buona struttura e sapidità. Il grande bouquet di aromi resta in bocca a lungo. In alcuni casi si possono apprezzare gli aromi derivanti dalla vicinanza con il mare.

i vitigni: Bosco, Albarola e Vermentino

Almeno il 40% di Bosco, poi, Albarola e Vermentino, i tre vitigni alla base dello Sciacchetrà.

Come tutti i passiti. lo Sciacchetrà si serve fresco ma non freddo, l’ideale è una temperatura di 14/16 gradi – comunque, nei mesi caldi ben al di sotto di quella ambiente – in piccoli bicchieri di cristallo, meglio se a tulipano, per apprezzare a pieno i suoi profumi tipici.

A tavola, se giovane accompagna molto bene i formaggi piccanti e i dolci di buona consistenza, quasi scontato il riferimento al pandolce genovese. Può essere, inoltre, servito come aperitivo accompagnato da formaggi stagionati ed erborinati come un buon Roquefort o un gorgonzola stagionato. Dopo un adeguato affinamento diventa un ottimo vino da meditazione.

Per la conservazione non ci sono problemi. Si tratta, infatti, di un vino dalle eccezionali capacità di invecchiamento, se ben conservato ha una vita media superiore ai 25 anni: le bottiglie vanno coricate orizzontalmente in una cantina fresca, umida e buia.

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